
IT, l’incubo è tornato
30/03/2017Ogni volta che mi capita di parlare di IT con i miei amici, che sia il libro di Stephen King o la miniserie tv con Tim Curry nei panni del malefico clown, si crea sempre questo siparietto: “Io l’ho visto a 5 anni!”, “Io a quattro!”, “Io ho letto il libro mentre ero nella pancia di mia madre e appena nato l’ho visto in tv!”. Improbabili record personali a parte, su una cosa siamo d’accordo: è stato l’incubo d’infanzia di tutti.
Ora ho 31 anni, ai mostri sotto il letto non credo più, eppure mentirei se dicessi che il primo trailer del nuovo adattamento del romanzo a opera di Andrés Muschietti mi abbia lasciato indifferente. Troppi spaventosi ricordi mi legano a quel clown e si sa, i ricordi spesso riaffiorano, galleggiando (… brividi) nella memoria.
Dubito non ne abbiate mai sentito parlare, ma in caso fidatevi, IT è un gran bel figlio di… buona donna. Muschietti, che aveva già mostrato un certo talento per gli spaventi con La madre, ha un compito non facile: deve da un lato confrontarsi con l’opera originale, tra le più amate di King, dall’altro fare i conti con l’icona creata da Tim Curry nel 1990. Riguardandolo oggi, quel film è un mix più unico che raro di caratteristiche kitsch e camp, eppure conserva sequenze indelebili. Ne ricordo almeno tre: la figura di IT che appare e scompare tra i panni bianchi stesi di una comunissima casa di Derry, nel Maine; IT che esce dallo scarico delle docce negli spogliatoi della scuola dei protagonisti; e l’indimenticabile sequenza iniziale (che apre anche il libro), con la barchetta del povero Georgie Denbrough che scivola nelle fogne e Pennywise che si rivela al bimbo, prima di mostrare le fauci e staccargli il braccio di netto.
Spaventare con IT è semplice, anzitutto perché è un clown, figura inquietante per tradizione. La vera sfida per Muschietti sta nel tradurre su grande schermo il terrore psicologico del romanzo e le sue atmosfere da racconto di formazione. Perché escluso il mostro, il libro esplora tematiche affrontate da King in molti altri dei suoi lavori, uno su tutti The Body, storia contenuta nel libro Stagioni diverse poi diventata Stand by Me di Rob Reiner (film che a oggi ritengo il miglior adattamento di un’opera dell’autore, oltre che un toccante ritratto dell’adolescenza). Affrontando IT, e quindi le loro paure, i giovani protagonisti crescono, si conoscono, stringono un’amicizia profonda e possibile solo a una certa età. Soprattutto, formando il “Club dei perdenti”, condividono una sfida più grande di loro ed è proprio questa condivisione a renderli forti.
È questo che Muschietti deve saper tradurre prima di divertirsi con i trucchetti del mestiere. Non mi illudo che il film sia una trasposizione fedele di quanto descritto nel libro, che regala momenti (alcuni di essi cruciali nell’economia della storia) difficilmente filmabili perché presenti solo nella testa di chiunque abbia letto quelle pagine. Ma pretendo, questo sì, di respirare l’aria malefica di quella Derry, unita alla forza dell’innocenza dei protagonisti.
Il primo trailer del film è solo un teaser che fa da antipasto a ciò che arriverà in sala il prossimo 19 ottobre. Alcune licenze rispetto al romanzo già si notano (vedasi l’album fotografico di Derry che prende vita, sostituito da un più “moderno” proiettore), ma un minimo di rinnovamento è lecito aspettarselo, anche per motivi di pubblico. Il film, come giusto che sia, non mira solo agli aficionados ormai cresciuti, ma anche a una generazione più giovane, che forse IT, per sua fortuna, non lo conosce così bene. Il target di riferimento è ampio nonostante il divieto ai minori e Bill Skarsgård, la nuova incarnazione del pagliaccio, è pronto a terrorizzare, cosciente dei pesanti confronti a cui si esporrà la sua performance.
IT non è solo un’icona horror come Freddy Krueger o Jason Voorhees. La sua tradizione cinematografica non è neppure paragonabile alla loro. Eppure, resta una presenza dal potere orrorifico impressionante, che dimora nell’immaginazione di ognuno di noi, precisamente nel lato più oscuro della nostra fantasia. E per questo non ha confini. Per chiarire meglio il concetto, un aneddoto: ero alle elementari, la prima parte di IT (quella con i protagonisti bambini) era appena stata trasmessa in tv. Non l’avevo vista, né tanto meno avevo letto il libro, e così me la sono fatta raccontare da un mio compagno. Sono tornato a casa di corsa, preoccupandomi di evitare ogni singolo tombino in strada.
Prima ancora che lo vedessi in tv o leggessi il libro, Pennywise era già lì, sempre intorno a me. Ora l’incubo si ripresenta. Ma stavolta, so come affrontarlo.