Noi siamo Groot: i Guardiani sono tornati

Noi siamo Groot: i Guardiani sono tornati

30/04/2017 0 Di AndreMovie

James Gunn l’aveva detto: “Guardiani della galassia 2 sarà anzitutto un film sulla famiglia”. E in effetti così è. Il sequel Marvel segue il filo conduttore già tracciato dal primo capitolo per addentrarsi ulteriormente all’interno delle dinamiche della squadra di Star Lord e soci.

Il team è sempre disfunzionale, ma è proprio questa caratteristica a renderlo vincente. Come già fatto con il predecessore, i tanti personaggi sono gestiti con buon equilibrio narrativo: ciascuno riesce a emergere senza fare ombra all’altro, nonostante la bilancia dello spettacolo penda inevitabilmente dalla parte di Baby Groot, la cui innocenza e tenerezza allargano il cuore sin dall’esilarante piano sequenza iniziale. Ma tutti i protagonisti riescono a dire la loro: Drax è irresistibile con la sua brutale sincerità, Rocket sopporta il peso di essere il “cattivo” del gruppo, Peter è in bilico tra il rapporto con il padre ritrovato, Ego il pianeta vivente (Kurt Russell), e la bella Gamora, che a sua volta deve gestire la relazionale a dir poco conflittuale con la sorella Nebula, sempre assetata di vendetta contro lei e papà Thanos.

Le linee di racconto sono tante, ma convergono tutte nel concetto di famiglia, come detto, il cui significato è spesso da ricercarsi al di fuori dei legami di sangue. Se c’è una cosa che i Guardiani insegnano, è che la famiglia è anche quella che ci costruiamo noi. Un nucleo in cui si combatte, si litiga, si ama e si ride insieme. Su questo Gunn ha insistito, toccando tutte le corde emotive giuste, riservando un ruolo determinante nella reunion tra Peter e il padre a Yondu, il leader dei mercenari Ravens, che Michael Rooker interpreta con carisma e una carica emozionale contagiosa.

Guardiani della galassia Vol. 2 diverte, dona nuovi spassosi e nostalgici riferimenti ai miti della cultura pop anni ’70-’80 (David Hasselhooooff!) e sì, riesce anche a commuovere, cosa che alcuni troveranno insolita ripensando alla dose massiccia di ironia che sin dall’inizio caratterizza i cinecomic della Casa delle idee. Non stupirà, invece, chi in questi film non si ferma alle risate per cogliere qualcosa di più, tematiche non banali ma profonde, e per questo ancor più difficili da adattare ai registri matrice dell’intero sistema.

Inoltre, il sequel dona continuità alla ricerca estetica della nuova fantascienza Marvel iniziata proprio con il primo film di Gunn, proseguita con le prodezze visive candidate all’Oscar di Doctor Strange e destinata a offrirci nuove declinazioni in Thor: Ragnarok, film in arrivo a ottobre e che promette di essere, almeno in quanto a look, il più creativo e originale della saga del Dio del tuono.

Kevin Feige e compagnia stanno disegnando un mondo coloratissimo, vario, e soprattutto funzionale alle storie, senza, cioè, l’abbellimento per l’occhio fine a se stesso. Fa tutto parte di quell’innovazione stilistica dell’MCU troppo spesso ignorata da chi critica questo ensemble di film, ma che invece è simbolo di un universo sempre in movimento, seppur fedele alla ricetta che ne ha decretato il successo di pubblico.

Un follow up da applausi, dunque, che anticipa un terzo capitolo succulento in cui troveremo l’ennesimo cast importante con Sylvester Stallone in testa, pronto a un ruolo più centrale rispetto all’introduzione da mercenario (ironia della sorte?) qui riservatagli.

Alla fine, ci resta solo la frase che racchiude ogni senso dell’universo: Noi siamo Groot. E ho detto tutto.

P.S.: film del genere è una gioia vederli al cinema con i propri amici, soprattutto per parlarne a caldo in macchina tornando a casa, magari filmandosi con il cellulare per creare un video che più buio, improvvisato, grezzo e disordinato non si può. Ma è il bello delle “produzioni amatoriali” e lontane da qualsiasi parvenza di professionalità: sono un gioco spontaneo e divertente.