Spider-Man di ieri vs Spider-Man di oggi

Spider-Man di ieri vs Spider-Man di oggi

01/08/2017 0 Di AndreMovie

La domanda è molto semplice: meglio la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi o la nuova direzione che Marvel e Sony hanno intrapreso con Spider-Man: Homecoming? Se il primo termine di paragone vi sembra troppo pesante perché composto da tre film (contro uno), possiamo semplificare la cosa limitando il confronto tra il primo capitolo della saga (2002) e il cinecomic con Tom Holland.

Mentre ci pensate, c’è chi non ha dubbi sulla risposta (anche perché di parte, diciamolo): Kirsten Dunst. Lo scorso maggio, intervistata da Variety in occasione della presentazione a Cannes del suo nuovo film con Sofia Coppola, L’inganno, l’attrice ha ricordato la sua esperienza nei film di Raimi, in cui era Mary Jane Watson. Un ruolo che le ha cambiato la vita, sradicandola dal contesto indie e indipendente in cui allora sembrava bloccata: «Non mi interessano i nuovi Spider-Man. A tutti piacciono i nostri, non ho ragione? Avrei voluto girarne un quarto. Molto meglio aver preso parte ai primi film che agli ultimi».

Tom Holland, via Movie’n’co UK, le ha risposto con calma olimpica: «Io ho adorato fare Homecoming, non ho nulla da dire in merito alla sua opinione, ha fatto benissimo a esprimerla. Niente di grave».

La Dunst, imparzialità o meno, tutti i torti non li ha. La breve era Marc Webb post-Raimi, con Andrew Garfield protagonista, non ha certo ottenuto i risultati sperati. Troppa la distanza – di tono, di regia, di sceneggiatura – con ciò che era stato realizzato in precedenza. Sony questo l’ha capito e infatti è corsa da Marvel per firmare una partnership ben più che riparatrice. Il senso dell’operazione Homecoming sta tutto nel titolo: è un ritorno a casa per l’Uomo Ragno, un ritorno a una freschezza di storia e personaggio perduta e inserita all’interno di un contesto più ampio come quello del MCU.

In comune con il primo film di Raimi ha il sense of humor intelligente e mai forzato, che dona al supereroe l’ironia che da sempre lo contraddistingue. Ma a pesare in favore dell’originale è un senso di completezza generale già percepibile dal primo capitolo della trilogia. Quello di Tom Holland è uno Spidey ancora in costruzione, lontano dai sensi di colpa per la morte di zio Ben (mai nominato) e più concentrato sul diventare un Avenger con la benedizione di Tony Stark. L’eroe di Tobey Maguire, invece, ha goduto di un’origin story compatta e lineare, durante la quale ha mostrato tutte le sue luci e ombre, in lotta con le grandi responsabilità a cui lo obbligava il suo doppio io.

Si tratta, ripeto, di due operazioni diverse, con la differenza che lo Spider-Man di Raimi resta nel cuore sin da subito (quanto meno, è restato nel mio). L’ultimo arrivato è come un nuovo compagno di scuola che ti sta simpatico a pelle ma che ancora devi imparare a conoscere. Per questo momento della sua storia, rimane lo Spider-Man giusto. È giovane, ha ancora tutto il tempo davanti a sé.