Tra i tanti meriti che possono essere attribuiti a Christopher Nolan, c’è quello di essere riuscito a creare una propria mitologia. Mi spiego: la sua aura ormai è così grande da renderlo quasi intoccabile. Roba che muovergli una critica, anche piccola, potrebbe essere visto da alcuni come un oltraggio a Dio. Esagerato o meno che sia, ogni suo nuovo film muove le masse e genera un hype pazzesco, rivelandosi prezioso carburante per l’intera industria. E non può essere altrimenti per un autore visionario le cui ambizioni non conoscono limiti. Dunkirk, in uscita il 31 agosto, non sfugge alla tradizione.
Il war movie è il decimo film del regista e c’è chi lo ha già definito come il migliore di tutti. In attesa di confermare o meno l’incoronazione, mi lancio nell’impresa di stilare una personalissima classifica dei titoli che compongono il Nolan Universe.
Nella gallery qui sotto, i film ordinati dal “peggiore” al migliore, con relative motivazioni in didascalia.
9. Interstellar – Parto subito con la bomba piazzando lo sci-fi con Matthew McConaughey in fondo alla classifica. Troppo lo scarto tra aspettative e sensazioni finali. Chissenefrega della plausibilità scientifica in merito alla questione buco nero, i problemi di Interstellar sono altri, a cominciare dal fin troppo chiaro proposito di farsi il nuovo 2001: Odissea nello spazio. Poche scene del viaggio spaziale dei protagonisti non omaggiano il film di Kubrick, ma Nolan si perde nella sua stessa ambizione. Nonostante diversi momenti di puro spettacolo visivo, il film via via rivela una confusione inedita anche per le trame rompicapo che hanno reso celebre lo stile del regista. I dialoghi si fanno sempre più tecnici e complessi, le storie dei personaggi aumentano, e alla fine un futuro catastrofico, segnato dall’apocalisse ambientale, ritrova speranza grazie alla forza salvifica dell’amore tra un padre e sua figlia. Romantico, ma un po’ troppo banale.
8. Following – È il suo primo lungometraggio. Affascinante crime noir low budget in bianco e nero ambientato a Londra, racconta la storia seguendo un ordine non cronologico, piazzando qua e là frammenti di narrazione avanti e indietro nel tempo. Protagonista è Bill, uno scrittore che comincia a pedinare le persone per trovare, nelle loro vite, l’ispirazione per il suo primo romanzo. Quando una delle sue “prede”, Cobb, si rivela un ladro professionista, tra i due uomini si instaura un complesso rapporto che trascina Bill sempre più a fondo nel sottobosco criminale. A complicare le cose, la femme fatale interpretata da Lucy Russell. Embrione di quello che in seguito diventerà uno stile inconfondibile.
7. Il cavaliere oscuro – Il ritorno Capitolo conclusivo della Batman Trilogy, nonché il più debole. D’altra parte, fare meglio di The Dark Knight era impossibile anche per un genio come Nolan. Il peso del predecessore è schiacciante, così come l’indimenticabile Joker di Heath Ledger non può evitare di mettere in ombra il Bane di Tom Hardy. Che si impegna al massimo per caratterizzare il personaggio di una malvagità tale da farlo uscire dalla dimensione da comprimario che ha sempre avuto nei fumetti, senza però riuscirci fino in fondo. Anche la sceneggiatura è piuttosto acquosa, con la performance di Marion Cotillard, tra le più brutte della sua carriera, e l’indefinizione del poliziotto di Joseph Gordon-Levitt (teoricamente, Robin), a peggiorare le cose.
6. Insomnia – Remake di un thriller norvegese con Stellan Skarsgård, è il più lineare dei film di Nolan (e non è una critica, tutt’altro). Segue la storia di un rinomato detective di Los Angeles (Al Pacino) che vola in Alaska per indagare sull’omicidio di una ragazza. Agli elementi del classico procedural, si aggiungono le alterazioni di un Pacino “in trance”, tormentato dall’insonnia in un luogo di luce perenne ma anche di tante ombre, come quelle del suo personaggio. Nei panni dell’assassino, poi, c’è il compianto Robin Williams, in una delle rare performance da cattivo della sua carriera.
5. Batman Begins – Prima cupa visione con cui Nolan ha ridefinito non solo la carriera dell’uomo pipistrello al cinema, ma anche il modo di fare cinecomic, attraverso un’estetica epica, spettacolare e con un profondo senso del realismo. Il nero che assorbe la vita di Batman finisce per investire un intero genere e il film è una drammatica parabola di vendetta che racconta la nascita di un’icona introversa e ricca di sfaccettature. E il cliffhanger finale con la carta del Joker è tra i più fighi di sempre.
4. Inception – Forse il film che più di tutti esaspera le capacità di architetto di Nolan, che qui sceglie di esplorare il subconscio e la materia di cui sono fatti i sogni. La struttura del film è a scatole cinesi, una più complicata dell’altra. Più si scende di livello, più la faccenda si articola. D’altra parte come poteva essere semplice il viaggio nella mente di qualcuno a cui vuoi inserire un’idea in testa, affinché la consideri come propria? Le stratificazioni di storia e personaggi si intrecciano fino a confondersi e il risultato è una sospensione del reale ipnotica, affascinante e commovente. Il film ha una bellezza esteriore che incanta e gli effetti speciali sono come sempre ridotti al minimo dal lato CGI, dettaglio che li rende ancor più sorprendenti.
3. The Prestige – Nella Londra vittoriana, due illusionisti, una volta compagni di palcoscenico, si contendono la ribalta. Ma a un prezzo ben più alto della fama. Per alcuni qui c’è il Nolan più narcisista. Per me, un maestro dell’intrigo, visionario quanto lucido. Il dualismo tra Hugh Jackman e Christian Bale, entrambi bravissimi, è il cuore di un thriller che tira fuori tutto dai propri personaggi. Nessuno ne esce innocente e la storia, ricca di ossessione, mischia ancora le coordinate cronologiche sfidando l’attenzione dello spettatore. Del resto, l’intero film è articolato come un grande numero di magia: il trucco c’è ma non si vede. O quasi.
2. Memento – Mistero psicologico che potrebbe tranquillamente essere il manifesto del neo-noir. Lo chiamano “il film girato all’indietro” perché procede a strappi: è raccontato in ordine cronologico contrario e poi, improvvisamente, avanza di nuovo nel tempo rivelandoci dettagli all’apparenza inutili, almeno fino al nuovo pezzo del puzzle. Impossibile comprenderne la natura prima del finale: l’intreccio vive di flash come la memoria a breve termine del protagonista (Guy Pearce), che cerca di scoprire chi abbia violentato e ucciso sua moglie. Difficile interpretare gli indizi quando questi o sono sparsi su foglietti e polaroid, oppure sono tatuati sul tuo corpo. La logica con cui vengono sciolti i nodi è inquietante quanto la verità che si svela. Una prodezza.
1. Il cavaliere oscuro – Non riesco a essere imparziale quando si tratta di Heath Ledger. Ma i meriti di questo film non sono solo legati all’attore scomparso: è un’opera dalla personalità vibrante e complessa sotto il profilo etico ed emotivo, e la storia riflette sulle modalità con cui il bene può essere inquinato dal male in un mondo governato da caos e corruzione. Il villain è gigantesco, per tradizione e interpretazione: una figura così disturbata e disturbante che ruba la scena all'(anti)eroe, invischiato in una rete diabolica in cui spesso tutto è il contrario di tutto. Il dualismo tra buono e cattivo vive di sfumature che si riconducono alla questione che tormenta Batman da sempre: può un vigilante che agisce al di sopra della legge avere una morale? Piaccia o meno, Il cavaliere oscuro ha tracciato un solco profondo nell’universo dei supereroi (e non solo) al cinema. Replicarne il livello forse è impossibile. Lo stesso Nolan non ci è riuscito.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...