
IT: la conferma di un successo
26/10/2017I dubbi della vigilia non erano pochi. Così come l’ansia di vedere uno dei tuoi libri preferiti (se non IL preferito) snaturato dalle regole commerciali di Hollywood. Invece, Andy Muschietti ha spazzato via ogni incertezza e io non potrei essere più contento. Il suo IT merita, e non solo perché riesce a tradurre su grande schermo le atmosfere del romanzo di Stephen King, la cui potenza narrativa è unica.
Il film si può valutare sotto molteplici punti di vista, perché funziona sia per i fan del libro sia per chi Pennywise lo conosce per lo più grazie alla miniserie degli anni ’90 con Tim Curry. Anzitutto, IT è un buon film horror. Bill Skarsgard è inquietante come dev’essere nei panni del clown malefico e il grande lavoro di manierismo fatto dall’attore per entrare nel personaggio è evidente e apprezzabile. Meglio della versione televisiva precedente? Per certi aspetti sì: il look è più fedele a quello immaginato da King e alle spalle ha un film più solido, che gli consente di prendersi il suo tempo, entrando in scena nei momenti giusti.
La narrazione gioca con tutti gli elementi di genere e con quei trucchetti che ormai si conoscono a memoria. Il pubblico li vede arrivare, se li aspetta, ma poi salta comunque dalla sedia. Succede quando il “prevedibile” riesce lo stesso a catturarti e soprattutto quando c’è qualità. Di regia, di scenografia, di recitazione. Muschietti conosce il fatto suo in quanto a brividi e l’ambientazione di IT, beh, non può non farti innamorare.
1988, alle porte dei ’90. Una generazione omaggiata con nostalgici riferimenti, che strappano un sorriso nella memoria. Entri nella stanza di uno dei giovani protagonisti e vedi il poster di Gremlins appeso al muro. Oppure scopri che nel cinema di Derry proiettano il primo Batman di Tim Burton, Arma letale 2 o Nightmare 5. Ma soprattutto, vedi un gruppo di ragazzini proteggersi a vicenda attraverso un’amicizia che solo a 12 anni si può avere: sincera, divertente, dolorosa, romantica. E coraggiosa abbastanza da affrontare una forza oscura e terrificante.
È un percorso di crescita quello di Bill, Richie, Beverly, Mike, Ben, Eddie e Stan. Un club di “perdenti” su un sentiero che li costringe a non avere più paura del buio, a diventare adulti quando l’unica preoccupazione dovrebbe essere come passare l’estate. In questo senso, il film di Muschietti è perfetto nel tracciare un coinvolgente racconto di formazione, in cui è facile ritrovare echi di Stand by Me (sempre dalla penna di King) o dei Goonies, gemme del cinema teen anni ’80. Non c’è scena con i protagonisti che non arrivi dritta al cuore, che si tratti di una memorabile giornata alla cava, di uno scontro con la squadra di bulli di Henry Bowers o di una discesa negli inferi di Pennywise. Merito di un cast meraviglioso, di giovani professionisti che riescono a trasmettere innocenza e tormenti di un’età complicata sotto molti aspetti.
Più rispetto di così all’opera di “Stefano Re” forse non poteva esserci. E non era giusto aspettarselo. Non era semplice confrontarsi con un best seller che dal 1986 entusiasma generazioni di lettori e allo stesso tempo realizzare un horror di successo, vendibile all’interno di più di un target. Warner Bros. e New Line ci sono riusciti partendo da un budget limitato (36 milioni di dollari) e realizzando un film con una sua anima. Non serviva un copia e incolla del libro, ma un adattamento che ne rispettasse la natura, costruendo una propria identità. Pazienza se passaggi anche fondamentali sono stati messi da parte: a essere onesti molti (rito di Chud in testa, che racconta del contatto “psichico” fra Bill e IT) sarebbero stati difficili da tradurre, e comunque il film non risente dei “tagli”, camminando convinto sulle proprie gambe.
Non è dunque casuale o frutto solo del passaparola e di un’intelligente campagna marketing il successo al box office: in Italia ha già superato i 7 milioni di euro dopo neanche una settimana di programmazione (record assoluto per un horror nel nostro Paese) e nel mondo gira intorno a 654 milioni di dollari.
Un film forte, che è più di un semplice horror: da vedere per chiunque ricerchi nel cinema un ampio spettro di emozioni.