
Colloqui di lavoro: 5 strategie per sfondare
22/11/2017Ho sempre trovato i colloqui di lavoro situazioni piuttosto surreali. Impossibile farsi delle previsioni: sono contesti che vivono di regole proprie, mutevoli anche sul momento. E in più, contraddiscono massime esistenziali quali “nella vita non conta l’apparenza”, “sii te stesso”, “fregatene del giudizio altrui”.
Perché in quello spicchio di tempo ti ritrovi davanti ai cosiddetti selezionatori che, in tot minuti e con molteplici e velenose tecniche (trabocchetti psicologici, test, subdola informalità…), tracciano al laser il tuo profilo in modo sufficiente per sceglierti o scartarti.
Sia chiaro, compito non facile anche il loro, ma il clima che si respira in fase di colloquio spesso porta a sensazioni finali indecifrabili, tanto che alla fatidica domanda “allora com’è andata?” la risposta che più spesso mi viene in mente è: “Boh”.
Eppure è proprio per questo che, quando vinci, senti di aver fatto l’impresa. E allora, dopo l’euforia che sfocia in abbondanti dosi alcoliche, ti capita di fare mente locale, di ripercorrere quanto vissuto sino al big twist (colloqui vis-à-vis, via Skype, via mail, via telefono, mancavano solo Whatsapp e un Live su Facebook) ed ecco che provi a stilare cinque… come definirle… strategie? Meglio, approcci da tenere in futuro, così da arrivare centrati all’appuntamento.
Ah, dimenticavo: accompagno ciascun punto con casistiche video “tratte da storie VERE”. Giusto per aumentare ancora di più la carica motivazionale, che non è mai abbastanza.
Dimostrare una marcia in più
Prima regola del Fight Club… ah no, scusate è un’altra storia quella. Dunque, qualsiasi cosa succeda, MAI presentarsi scarichi/agitati davanti ai selezionatori. Sono una specie che fiuta la paura, quindi cercate di nascondere l’ansia il più possibile. Mostratevi attivi, multi-tasking in ogni dove, nel dialogo in primis perché i cambi di argomento improvvisi sono quasi una tradizione. Trovate qualcosa che vi dia la carica necessaria. Per esempio, il mio amico Spud era terrorizzato, come chiunque di noi. Ma una sana dose di anfetamina gli ha regalato tutto il coraggio del mondo-e-anche-di-più e al colloquio, ragazzi, è stato un ciclone. Non fatevi ingannare dall’atteggiamento robotico dei tre tizi davanti a lui: erano profondamente colpiti.
Effetto sorpresa
Giocate sull’apparenza, che, si sa, inganna. Sorprendeteli a colpi di “l’abito non fa il monaco”, presentandovi con vestiti da barbone che danno un’immagine non proprio invitante di voi. E quindi ZAC, li infilzate con l’atteggiamento di chi sa quello che vuole, di chi è in gamba ed è tagliato per quel lavoro. Oh, Will Smith ce l’ha fatta: vestito da imbianchino ha convinto le alte sfere di una società di broker a prenderlo per uno stage prima di assumerlo. Pensate di essere da meno??
Psicologia inversa
Questa è tosta. Conserva un’alta dose di rischio, ma se va per il verso giusto il risultato è garantito. Alla base c’è sempre l’effetto sorpresa, ma è lo svolgimento che cambia: alle domande dei selezionatori, rispondete con il contrario di ciò che vorrebbero sentirsi dire. Sfidateli, provocateli, offendeteli. Dimostrerete carattere da vendere. Non ci credete? Va bene, Ted l’ha fatto e non solo è stato assunto, ma ha pure ottenuto una promozione e trovato sul posto di lavoro la sua futura moglie. Ancora scettici?
Self-confidence
Sicuri. Fermi. Debordanti arroganza. Arriverete dovunque. Siate soprattutto convinti di cosa sperate di ottenere dal lavoro per cui vi candidate. Il consiglio è prepararvi un discorsetto a casa che descriva per filo e per segno dove vi immaginate e a cosa puntate. Andy Sandberg insegna. Certo, lui ha un po’ esagerato sul finale, ma sono solo dettagli…
Sparare sempre in alto (barando? Anche)
Contrattare è un’arte. Non è per tutti, specialmente per chi pensa di non avere ancora abbastanza faccia tosta. Meglio essere onesti? Spesso, ma non sempre. Perché, prima o poi, capiterà che qualcuno vi chieda: “tu cosa vuoi?”, in termini di inquadramento contrattuale, retribuzione e/o benefits. Lì starà a voi: o non esagerate e proponete un’offerta accettabile ed equilibrata. Oppure partite come un fuoco d’artificio. Il mio ex compagno d’asilo Ben Affleck ha optato per la seconda strada e ha pure spillato in loco dei contanti. Senza dimenticare che si stava spacciando per il suo amico Matt Damon. Maestro.
Questo è quanto, guys. Che dire: in bocca al lupo a tutti!