
Avengers: Endgame, la fine non è che un nuovo inizio
02/05/2019Se per Thor non era bastato mirare al cuore di Thanos in Infinity War, ad Avengers: Endgame il colpo è sufficiente per scrivere la fine di una decade cinematografica che si è guadagnata l’affetto incondizionato di milioni di fan intorno al globo. Lo step conclusivo è un saluto – e un omaggio – di 3 ore trascorse a spasso nel tempo prima di chiudere il cerchio tornando laddove tutto è iniziato, ossia da Robert Downey Jr. che nel 2008 apriva la Fase 1 col primo Iron Man.
Avengers: Endgame, grazie Tony
Non poteva che essere Tony Stark ad avere l’ultima parola sull’epico scontro con Thanos e in quella battuta, “Io sono Iron Man”, c’è tutta l’essenza iconica del suo personaggio.

Endgame, in fondo, è tutto qui. Non ha la stessa carica drammatica di Infinity War, quasi angosciante per come riusciva a spegnere piano piano ogni briciolo di speranza per l’happy end. È un epilogo che vuole anzitutto farsi simbolo di rinascita, la stessa che l’universo Marvel ha significato per la carriera di Robert Downey Jr., che all’epoca sembrava destinata a un oblio fatto di droga, alcol e guai con la legge…
Il sacrificio di Stark spezza il cuore, ma non è forzato, è costruito ad arte e riesce a convincere tutti che sia giusto così. Questo perché il cambiamento, verso qualsiasi direzioni porti, spesso passa attraverso una perdita e deve fare male prima di compiersi. E l’MCU, di certo, ripartirà con una nuova vita, al cinema e non solo. Prima di capire cosa ci aspetta, però, altre due parole su Endgame.
Avengers: Endgame, dimenticate Ritorno al futuro
Il lungo viaggio nel tempo di Avengers: Endgame è una passeggiata senza troppe regole tra i film delle tre Fasi, con l’obiettivo di raccogliere le gemme dell’infinito prima che lo faccia Thanos. E allora rieccoci nella New York del primo Avengers, o all’inizio del primo Guardiani della Galassia, o ancora in Thor: The Dark World. Un tuffo nei ricordi dal quale nasce un effetto nostalgia che amplifica l’emozione dell’ultimo saluto e, furbescamente, mette in ombra la mancanza di coordinate precise del salto fra le linee temporali, riducendo il tutto a “rimettiamo le gemme a posto e sarà tutto ok”. Anche no, ma qui non siamo in Ritorno al futuro dove cambiare il passato ha conseguenze irrimediabili nel presente e alla fine queste pecche risultano accettabili perché il film vive della sua carica emotiva dall’inizio ai titoli di coda.
Thor e Hulk: siete davvero voi?
Certo, qualcosa è comunque rivedibile: Thor, per esempio, è difficile da guardare. Sembra un grande Lebowski vichingo, un ciccio-biondo ormai ombra di se stesso, tormentato dai rimpianti e ben lontano dal Dio che è sempre stato. E nei momenti più strong, soprattutto nello scontro finale vs Thanos, prova a riacquistare un minimo di credibilità, ma con quel panzone proprio non ci siamo…

Stesso discorso per Hulk: perché ridurlo a un tutt’uno con Banner? Un gigante buono verde, che fa selfie con i bambini e ha perso tutta la rabbia e la forza distruttiva del suo alter ego. Non c’è Banner senza Hulk e non c’è Hulk senza Banner, ok, ma la divisione è fondamentale perché parte della natura di questo tipo di personaggi. E’ come se Peter Parker decidesse di girare perennemente con il costume di Spider-Man, senza maschera.
La trasformazione per i due personaggi era già iniziata in Thor: Ragnarok, ma lì ancora aveva un senso e l’avevo interpretata come una sorta di evoluzione generale di linguaggio di un film che voleva essere anche altro rispetto agli episodi precedenti. Mai, qui, avrei pensato di vederli così ribaltati. Ma come detto, il credito che Marvel si è guadagnata verso i suoi fan, sottoscritto in testa, è tale che in qualche modo le si perdona tutto, anche inconsciamente. Perché riuscire a incastrare una timeline di dieci anni in questo modo, senza far pesare un secondo 3 ore di film, è un’impresa da supereroi.
Cosa vedremo dopo Avengers: Endgame?
Quando il cerchio si chiude, e ognuno dei membri del gruppo Avengers originale ha la sua uscita di scena, lo sguardo già punta verso il futuro: cosa aspettarsi ora? La risposta è: parecchio, non solo al cinema ma anche in tv, con la piattaforma streaming Disney+ pronta al lancio a novembre in America e con due serie spin-off già annunciate, una con il duo Winter Soldier e Falcon, l’altra con la coppia Scarlet Witch-Visione.

A luglio, al cinema, vedremo Spider-Man: Far From Home, a cui seguiranno – in ordine sparso – i sequel di Black Panther, Doctor Strange e Captain Marvel, senza dimenticare Guardiani della Galassia 3, con James Gunn reintegrato alla regia dopo il licenziamento dello scorso anno. Difficile, però, che la produzione del film inizi a breve dato l’impegno del regista con il sequel di Suicide Squad, quindi non se ne parla prima dell’anno prossimo.

Date di uscita ufficiali, a parte Spidey, non ne abbiamo, ma Marvel avrebbe programmato 3 film per il 2020, 3 per il 2021 e 3 per il 2022. Fra questi c’è Eternals, il film dedicato alla saga degli Eterni creata da Jack Kirby nel 1976 e che potrebbe avere nel cast pure Angelina Jolie. Chi sono gli Eterni? Super-umani, esseri celestiali, divinità… proprio come Ego, ricordate? Il personaggio interpretato da Kurt Russell in Guardiani della Galassia Vol. 2.
Altri progetti in calendario ma ancora TBC sono una serie su Occhio di Falco con Jeremy Renner, uno stand alone su Vedova Nera/Scarlett Johansson e una serie su Loki con Tom Hiddleston.
MCU, Fase 4: la sfida è superarsi
C’è più di un motivo per cui l’Universo Marvel è sempre stato definito “condiviso”. Non c’entrano solo la continuità narrativa e gli incastri tra i tanti film. Condiviso è infatti anche il percorso che da anni il brand segue a braccetto con il proprio pubblico, in un rapporto di fiducia cresciuto insieme agli eroi protagonisti.
La sfida, ora, è riaprire un ciclo vincente con nuovi volti, nuovi prodotti e magari un po’ di coraggio in più nel diversificarsi. Marvel ci ha provato sinora con le serie Netflix, che però si sono perse per strada, ma soprattutto con l’universo Fox e i vari X-Men e Deadpool: confido tanto in New Mutants, non vedo l’ora di vedere Dark Phoenix. E Deadpool non ha bisogno di grossi piani, eccetto non esagerare prima di diventare una macchietta di se stesso.
Il futuro, insomma, è lì da aspettare. Nel frattempo, grazie Avengers.