Stanlio e Ollio, una storia d’amore

Stanlio e Ollio, una storia d’amore

03/05/2019 0 Di AndreMovie

Raccontare Stan Laurel e Oliver Hardy, prima di Stanlio e Ollio. È questo l’obiettivo del film di Jon S. Baird che, partendo dal libro di A. J. Merriot “Laurel & Hardy – The British Tours“, disegna il ritratto degli uomini dietro le leggende. O meglio una leggenda, perché senza Stanlio non esiste Ollio e viceversa.

Si comincia nel 1937, con un piano sequenza che ci conduce, a braccetto con la coppia protagonista, sul set di I fanciulli del West. Capiamo subito due cose. La prima: i ruoli. Stanlio è la mente, quello che scrive tutte le gag, il direttore d’orchestra. Ollio è la fisicità, il corpo, lo strumento con cui prendono vita le idee. La seconda: il film non è un biopic in senso classico, né una mera glorificazione della coppia comica più celebre di sempre. Piuttosto, assomiglia più a una storia d’amore. Senza nessun allusione, perché al centro c’è il collante che tiene insieme un legame indissolubile, oltre alla passione per il palcoscenico.

Dopo l’intro, un salto nel 1953 fa slittare la vicenda all’ultima parte di carriera del duo: c’è la speranza di un nuovo film da produrre, le nuove generazioni che avanzano e un’età che comincia a dare i suoi problemi. Stanlio e Ollio sono una coppia per nostalgici, hanno i loro fan ma faticano a riempire i teatri. E i numeri sono sempre gli stessi.

Difficoltà che non impediscono alla coppia di avere il colpo d’orgoglio sufficiente per rialzarsi e riempire le sedie in teatro. I problemi, però, sono dietro al sipario perché vecchie ruggini che si credevano sepolte riaffiorano. Si innescano dinamiche tipiche di qualsiasi relazione ed è questo ad avvicinare alla storia. La sensazione di esserci passati, in amicizia come in amore, di essersi scontrati, allontanati e infine riavvicinati.

L’elastico nel rapporto tra Stan & Ollie è il cuore del film, che esalta con sensibilità da un lato la genialità di due artisti unici, dediti in modo commovente al proprio lavoro (e alla propria natura di uomini di spettacolo), dall’altro il percorso di due amici/partner/compagni di una vita, a cui fanno da specchio i siparietti delle rispettive mogli, l’altro piatto della bilancia che aggiunge ulteriore equilibrio alla narrazione.

È un racconto delicato, gentile, sublimato dalla performance di John C. Reilly e Steve Coogan, da applaudire in lingua originale, fondamentale per apprezzare la capacità dei due attori di calarsi in personaggi entrati nel mito.

L’emozione più forte è il finale, con l’ultimo spettacolo e una didascalia che racconta di come Stanlio, dopo la morte di Ollio, non abbia più recitato insieme a nessun altro, continuando anzi a scrivere gag per il magico duo. Se non è una dichiarazione d’amore questa…