
Stranger Things 3, piccoli nerd crescono
05/07/2019Inutile girarci intorno: il giorno in cui nella vita di un maschietto le ragazze cominciano ad assumere quel ruolo centrale che ti manda fuori di testa, allora è il momento fatidico che segna il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Un passaggio obbligato, anche per i giovani protagonisti di Stranger Things.
Mike, El (uso il diminutivo originale perché l’italiano Undi non lo reggo), Dustin e compagni non potevano restare mini-nerd in eterno e così la terza stagione delle serie Netflix punta più sulle inquietudini adolescenziali che sull’impronta horror/sci-fi anni Ottanta a cui ci aveva abituato sinora.
Il concetto di crescita è il filo conduttore degli episodi e coinvolge tutti, adulti e ragazzi. Joyce deve superare la perdita di Bob; Hopper da una parte deve fare i conti con i suoi sentimenti per Joyce e dall’altra gestire la frustrazione di vedere la sua El sbaciucchiarsi in loop col fidanzatino Mike. Già, i due innamoratini: non si staccano un attimo e il loro rapporto ha tutta l’ingenuità, la tenerezza e gli alti e bassi del primo amore.
Se Mike ed El sono una coppia, lo sono anche Lucas e Max. Persino Dustin torna dal campus estivo fidanzato, salvo che la sua è una relazione a distanza con Suzie, dolce metà tenuta nascosta sino all’ultimo episodio, in cui si svela con una scena che è già nella storia dello show.
E il povero Will? È l’unico dei suoi amici che è rimasto ancorato alle emozioni di Dungeons & Dragons. Povero, come biasimarlo: ha passato l’infanzia posseduto da entità malefiche, comprensibile che ora si senta un po’ in ritardo rispetto agli altri e cerchi di recuperare il tempo perduto.
Il Mind Flayer è ovviamente sempre in agguato e ora sceglie Billy come ospite preferito. Il fratello di Max, già stronzetto di suo, è perfetto per nutrire una sorgente malefica di tale portata, che stavolta intende diventare forte a sufficienza per cancellare i nostri dalla faccia della terra una volta per tutte.
Ah sì, entrano in scena anche i russi con esperimenti minacciosi, ma questa è una stagione anzitutto emotiva e di transizione per tutti i personaggi, anche se il perno di tutto è sempre El. È intorno a lei che ruotano sia le relazioni fra i personaggi (Mike e Hopper su tutti), sia le scene d’azioni più importanti, essendo di fatto il supereroe dello show. Ma è anche la figura che forse sente il cambiamento più di tutti, scoprendo – oltre ai nuovi sentimenti – anche una femminilità inedita, più indipendente, nel look come nei comportamenti, nell’amicizia con Max e, chiaramente, nel rapporto con Mike. E Millie Bobby Brown è splendida nel dare le giuste sfumature alla costruzione d’identità del suo personaggio.

Il cuore di tutto, dunque, è trovare una strada narrativa con nuove coordinate: azione e commedia non mancano, ma a differenza delle stagioni precedenti, dove l’unione faceva la forza sempre e comunque, ora serve ritrovare e ricomporre dinamiche di squadra che il gruppo, causa mille distrazioni, ha perso. Ci sono più litigi, più fratture, mai nascoste anzi amplificate tanto da essere più importanti dello scontro principale.
Lo scopo è arrivare alla resa dei conti con più incertezze, più timori sulla sorte dei protagonisti. E in effetti tutto il percorso ci porta, un minimo, a chiederci chi potrebbe non farcela stavolta, segno che quanto costruito episodio per episodio ha funzionato.
Il finale è l’ennesima apertura al cambiamento di quest’anno e proietta i protagonisti verso un futuro incerto, ancora da scrivere. Ma in fondo è questa la grandezza di Stranger Things: è un fenomeno che cresce, letteralmente, insieme ai suoi eroi. E noi, con affetto, li guardiamo diventare grandi.
