Kaya Scodelario v Lethal Alligators: perché Crawl è il film perfetto per l’estate

Kaya Scodelario v Lethal Alligators: perché Crawl è il film perfetto per l’estate

19/08/2019 0 Di AndreMovie

Ci sono film fatti per essere visti d’estate. Leggeri, divertenti, tesi il giusto, che si risolvono in 90 minuti di durata circa restando fedeli a se stessi. In questo senso, cosa c’è di meglio di una survival story con una bella ragazza in lotta contro un branco di alligatori affamati?

Crawl è questo, un film che si presenta sin da subito per quello che è. Non perde tempo e ci butta dritti in acqua, prima in quella della piscina dell’università della protagonista, poi in quella fangosa che allaga le strade della Florida causa uragano. Per tutto il tempo, il tifo è unanime per Kaya Scodelario che, uscita dal labirinto di Maze Runner, si cala nei panni di Haley, una promettente nuotatrice che va a cercare il padre nella tempesta e lo ritrova bloccato in casa. Dove? Nel cosiddetto crawlspace, ossia quello spazio che nelle case americane si trova fra il pavimento e le fondamenta. Una specie di terra di mezzo verso il sottosuolo in cui di solito ci trovi caldaie, tubi, cavi elettrici, prese d’aria, animaletti morti… e in questo caso grossi alligatori che hanno sfruttato Madre Natura per intrufolarsi senza permesso in proprietà privata, attraverso il canale di scolo (furbetti).

Uno dei coccodrilli di Crawl
bu-bu-settete!

Un bel problema, ma la nostra Kaya è una tosta e pam, subito a scontrarsi a mani nude contro un alligator. Certo ha qualche graffio ma ehi, non fa male. Alexandre Aja si limita a stare su di lei tutto il tempo: primi piani, in subacquea, la segue ovunque. E fa bene, perché la ragazza è forte, coraggiosa e ce la mette tutta per sopravvivere, manco fosse DiCaprio in The Revenant – a un certo punto mi aspettavo di vederla sventrare un crocco-dillo e dormirci dentro ma no, sarebbe stato troppo -.

Kaya Scodelario in Crawl
Kaya Scodelario. Segni particolari: in acqua è più veloce di Phelps e di un alligatore messi insieme.

Nell’oretta e mezzo di divertimento, pochi momenti di pausa, architettati giusto per ricordarci che c’è anche un family drama dietro, costruito sul fallimento di un matrimonio e la conseguente frattura fra padre e figlie (Haley ha una sorella maggiore che vediamo per 3 minuti in videochiamata via cell). Ma è solo un background di contorno e in fondo non ce ne frega neanche più di tanto, quindi ecco arrivare puntuali gli idioti di turno a ri-movimentare la situazione: prima tre incauti individui pensano bene di sciacallare un drugstore sradicandone il bancomat per trasportarlo su una barchetta (WTF); poi arrivano i poliziotti a diffondere inutilità. In entrambi i casi, la fine è scontata e meritata.

E si va avanti, fra duelli a stile libero contro predatori anfibi e l’attesa dei soccorsi. Nulla di così originale ma chi l’ha detto che un’opera fedele al genere di riferimento non possa funzionare? L’effetto sorpresa non deve esserci per forza e sapete una cosa, in estate vince la pigrizia (anche) cervellotica: non serve perdersi in un labirinto psicologico, quindi ben venga lasciarsi guidare in un territorio che abbia coordinate precise e sentieri conosciuti. Ok, Aja fa il compitino ed è lontano da ansie passate (Alta tensione, Le colline hanno gli occhi remake, Piranha), ma gli va bene così e non c’è bisogno di chiedergli di più.

Detto questo, corro a spararmi un disaster movie della Asylum. In estate, chi ha voglia di pensare?!

Crawl poster
Oh, il cartello c’era…