Storia di un matrimonio: almeno un Oscar, grazie.

Storia di un matrimonio: almeno un Oscar, grazie.

20/12/2019 0 Di AndreMovie

C’è un momento preciso, in Storia di un matrimonio, che definisce l’intero film. Scarlett Johansson e Adam Driver sono uno davanti all’altro, a discutere su come risolvere nel modo più sereno possibile la causa di divorzio dei loro personaggi. Il dialogo è un’escalation: parte piano, con toni amichevoli, a tratti affettuosi – lei per due volte lo chiama “amore”, le sfugge – e prosegue alzando il livello di rabbia, dolore e rancore. Noi siamo esattamente nel mezzo, travolti dalla progressiva (auto)distruzione di un rapporto. È una gara fra chi urla in faccia all’altro la cattiveria più pesante, e quando si arriva al punto di rottura, l’impatto emotivo è tremendo. Colpisce tutti, personaggi e pubblico.

Adam Driver e Scarlett Johansson in Storia di un matrimonio (Marriage Story)

È una delle scene più forti che abbia visto in un film quest’anno e il pregio maggiore è solo uno: è vera. Se c’è un merito, infatti, che il film di Noah Baumbach ha, è riuscire a raccontare tutta la sofferenza provocata dalla fine di una relazione nel modo più sincero possibile. E la coppia protagonista è meravigliosa: la Johansson non recitava così dalla prima parte della sua carriera, prima di finire nel paradiso dorato della Marvel, e Driver commuove lontano dagli isterismi di Kylo Ren in Star Wars.

Prendere le parti di uno dei personaggi non serve, il dolore è di entrambi. C’è un figlio da proteggere, una situazione a dir poco difficile da affrontare fra avvocati e tribunali, la consapevolezza di non riuscire a recuperare tutto ciò che si è amato di più.

Non è da tutti raccontare con un simile equilibrio questo lato dell’amore. Un mix di sorrisi e lacrime, un terremoto che scuote e paralizza allo stesso tempo. Serve una sensibilità rara. Baumbach, che è anche sceneggiatore, sceglie di percorrere la strada dell’onestà – emotiva e narrativa -, realizzando un’opera drammatica, sì, eppure scorrevole. Coinvolge, appassiona, mi ha ricordato Revolutionary Road sia per tematica – una relazione che si sgretola – sia per bravura degli interpreti (nel film di Sam Mendes erano due incredibili Leo DiCaprio e Kate Winslet). La differenza fondamentale è la naturalezza con cui Storia di un matrimonio racconta la sofferenza, ed è questa sensibilità che, alla fine, evita di stenderti come se fossi stato colpito da un pugno alla bocca dello stomaco.

Mi piace interpretare la cosa come un effetto cercato, simbolo di speranza, quasi a dire che tutto ciò che fa soffrire, prima o poi, passa. Attenzione, non c’entra l’happy end da favola: impossibile uscire senza ferite da una rottura simile. Ma se ne esce, in qualche modo si va avanti, senza però mai dimenticarsi di chi si è amato e perché.

Baumbach, Johansson e Driver sono usciti a bocca asciutta (ma con applausi unanimi) dall’ultimo Festival di Venezia, dove il film era in concorso. Joker, Leone d’Oro, non ha rubato nulla: anche il film di Todd Phillips è una storia di sofferenza, applicata a un individuo disperato simbolo di una società malata. Come abbia fatto, però, Storia di un matrimonio a salutare il Lido senza neppure un premio, proprio non lo comprendo.

Ora, con Hollywood pronta ad assegnare i riconoscimenti più importanti dell’anno, ci sono tutte le possibilità per rifarsi con gli interessi. Le nomination ai Golden Globes sono 6, quelle degli Oscar verranno annunciate il 13 gennaio ma è facile prevedere che il film sarà tra i grandi protagonisti.

Adam Driver - Scarlett Johansson - Storia di un matrimonio