
Dear Basketball: ricordando Kobe
26/01/2020La morte di Kobe Bryant ha l’effetto shockante di qualcosa che non ti aspetti. Troppo assurda per crederci, impossibile. Eppure la leggenda dei Los Angeles Lakers è rimasto ucciso in un incidente d’elicottero in California. Insieme alla figlia Gianna di 13 anni. Era l’elicottero privato di Kobe, che con la figlia e altre 5 persone (tra cui un’amica della ragazza, coetanea) si stava recando a una partita di pallacanestro.
Sono rimasto imbambolato, sconvolto per non so bene quanto tempo, anche ora mi sembra di scrivere un po’ a caso.
Kobe era un vincente nato. Un leader che nel suo sport ha vinto tutto quello che poteva vincere. L’ho anche “odiato”, da Iversoniano convintissimo nel corso delle finali NBA 2001. L’ho “odiato” quando rovinò l’ultimo All-Star Game di Jordan, velenoso come il Black Mamba che ne ha ispirato il soprannome. Ma non riconoscerne la grandezza era ed è impossibile.
Personaggi simili si circondano di un’aurea mitica, quasi come se le loro imprese li rendano davvero immortali, agli occhi di un fan soprattutto. Ho appreso dell’incidente per caso, mentre mi facevo un giro sull’home page di Youtube. Poi, la conferma. Giro sulla diretta di Denver Nuggets vs Houston Rockets e vedo i due commentatori a bordo campo che ricordano Bryant in lacrime. La partita poi si gioca in un clima surreale, sugli spalti piangono tutti.
Si può omaggiare il Mamba con qualsiasi tipo di video dei suoi numeri sopra il ferro. Del suo istinto killer quando mancavano 5 secondi alla sirena. Se penso alla coppia con Shaq mi viene da piangere… Ho vissuto tutta la sua carriera, da tifoso e amante di quell’incredibile sport che è il basket. Mi ricordo persino le telecronache Buffa-Tranquillo delle sue partite. Di come si divertivano a vederlo “sconvolgere la sceneggiatura”, ossia ribaltare ciò che sembrava già scritto.
Uno pensa che dopo una carriera come la sua non ci sia più spazio per altre vittorie. E invece, dopo il ritiro (e i 60 punti dell’ultima partita), Kobe si inventa un corto animato che vince l’Oscar. Una lettera d’amore allo sport per cui ha dato tutto.
Riguardare il corto ora, con la voce di Kobe in sottofondo, mi pare un omaggio sincero. Per il resto, non ho parole.