23 maggio 1980: esce Shining e cambia la paura

23 maggio 1980: esce Shining e cambia la paura

23/05/2020 0 Di AndreMovie

Prima del 23 maggio 1980 il cinema horror aveva già sfornato alcuni dei suoi più grandi capolavori. Per citarne alcuni solo del decennio precedente: L’esorcista (1973), Non aprite quella porta (1974), Carrie (1976), Suspiria (1977), Le colline hanno gli occhi (1977), Halooween: la notte delle streghe (1978), Zombi (1978), Nosferatu, il principe della notte (1979), Alien (1979). Tante, spaventose declinazioni sul genere che ne hanno definito le caratteristiche principali, prima che Shining di Stanley Kubrick aggiungesse qualcos’altro, arrivando nelle sale americane.

Si è soliti parlare di rivoluzione: vero, ma io preferisco più pensare a un potente rinnovamento della paura al cinema. Prima dell’incubo dell’Overlook Hotel, il pubblico era abituato a una paura più esplicita. Più visiva, artigianale. Demoni, zombi, folli assassini. Creature della notte figlie dell’uomo nero sotto il letto che ci terrorizzava da bambini. La grandezza di Shining sta nell’aver proposto un brivido più “alto” e più subdolo, che prende le classiche coordinate horror – slasher, home invasion, possessioni, mostri – e le semina lungo le vie di un labirinto narrativo che definire inquietante è un eufemismo.

Il terrore agghiacciante di Shining va al di là della maledizione di un cimitero indiano o la storia di un violento massacro famigliare che pende funesta sull’hotel. Gli stessi elementi narrativi, cioè, che in qualche modo giustificavano le macabre narrazioni del cinema horror anni ’70. Nel film di Kubrick, anche senza questi espedienti classici, la paura conserva una vita propria e misteriosa, che spesso sfugge a una spiegazione. La follia che inghiotte Jack Torrance – ex alcolista e personalità borderline già di suo – è strisciante come il senso di solitudine e alienazione che dimora lungo i corridoi dell’Overlook. È imprevedibile, disorientante e cresce come la tremenda sensazione di smarrimento che si prova quando ci si sente persi, senza punti di riferimento.

È un terrore palpabile nel modo più snervante, reso ancora più schizofrenico e claustrofobico dalle spettacolari riprese dall’alto, gli angoli di ripresa insoliti per l’epoca, l’indimenticabile colonna sonora e i colori avvolgenti e fortemente simbolici, così come allegoriche ed evocative sono le ricorrenti immagini dello specchio e del già citato labirinto.

La natura “altra” di Shining sta anche nel fatto di essersi distaccato dalla mera classificazione di adattamento: il romanzo originale di Stephen King è infatti solo una traccia che Kubrick ha sviluppato a modo suo, allontanandosene anche, cosa che ha causato non pochi botta e risposta con lo scrittore. Il quale ha provato nel 1997 a realizzare una serie tv il più possibile fedele al suo testo, con risultati però rivedibili.

E questo perché il film rappresenta uno di quei casi di separazione per cui esiste un prima e un dopo il suo sbarco nelle sale. Paradossalmente, le prime critiche non furono positive e anzi, finì pure candidato ai Razzie Awards, ossia i premi al peggio dell’annata cinematografica… Assurdo.

Un’opera di questo genere non poteva che essere costellata di aneddoti che ne hanno alimentato ulteriormente la leggenda. Ecco “tre cose tre”, fra le più note:

  • Gli esaurimenti vari di Shelley Duvall, spinta al limite dalle continue pressioni di Kubrick che voleva la sua Wendy al massimo dell’isteria;
  • La dieta di Jack Nicholson, costretto a mangiare per più di due settimane panini al formaggio, che lui detestava. Perché mai chiedete? Per far sì che la sua performance fosse più rabbiosa possibile;
  • Il perfezionismo ossessivo di Kubrick, al culmine nei giorni di riprese legati alla scena de fiume di sangue che esce dall’ascensore dell’Overlook. “Non sembra sangue vero” diceva e quindi full immersion in nove giorni di allestimento della scenografia (paradossalmente, però, i ciak sono stati solo tre).

Tutto questo e molto altro ancora ci ha regalato la luccicanza, cristallizzandosi per sempre nella storia del cinema.