Scrive Stephen King, dirige George Romero: Creepshow, nel 2020

Scrive Stephen King, dirige George Romero: Creepshow, nel 2020

23/07/2020 0 Di AndreMovie

Ognuno di noi ha tradizioni che rinnova di anno in anno. La mia è racchiusa nel binomio estate-Stephen King. Non che mi dedichi ai suoi libri SOLO due mesi all’anno, ma in questo periodo il richiamo è proprio irrefrenabile e mi investe da quando cominciai la prima pagina di IT più di 15 anni fa. Questa atipica estate 2020 l’ho cominciata non con un libro ma con un film: Creepshow, nel catalogo di Amazon Prime Video.

Scritto da King e diretto da George Romero, Creepshow raccoglie cinque storie horror tratte dall’omonimo fumetto della EC Comics. Si inizia con un padre che, in preda a un dispotico scatto d’ira moralista, sottrae incautamente al figlio il giornaletto in questione per gettarlo nel cassonetto solo dopo una manica di schiaffoni al povero bimbo. La vendetta assumerà la forma di uno scheletro vivente, un master of horror per intenditori, che animerà quei racconti davanti ai nostri occhi, accompagnandoci in incubi dall’inconfondibile taglio anni ’80.

Creepshow è infatti un viaggio infernale del 1982, anno che cinematograficamente parlando ha regalato cosine tipo La Casa, Poltergeist e La Cosa. Rivederlo ora, a distanza di 38 anni, è un’esperienza. Ha una struttura artigianale che mi fa impazzire. Sembra di camminare per uno di quei negozi che hanno qualunque gadget di Halloween immaginabile. Robe impossibili da inquadrare nell’horror di oggi e che per questo conservano un’anima unica.

Le storie hanno la struttura tanto famigliare alle antologie di racconti di King. Si va da un padre assassinato che esce dalla tomba il giorno della Festa del papà alla scoperta di una misteriosa cassa – che sarebbe meglio non aprire – nel seminterrato di un campus universitario, passando per l’episodio più raccapricciante per il sottoscritto, con tanti, tantissimi, troppi scarafaggi…

Due chicche su tutti, però:

1) la storia con lo stesso King protagonista nei panni di un contadino bifolco e un po’ deficiente che si imbatte in un’asteroide aliena grazie alla quale scoprirà il significato più letterale e spaventoso di “pollice verde”.

2) l’episodio con Leslie Nielsen che fa il cattivo. Ma cattivo vero, un omicida gelido e anche un po’ sadico. La sfida è osservare le sue gesta senza pensare alle imprese del tenente Frank Drebin di Una pallottola spuntata. Provateci, se ci riuscite 90 minuti di applausi.

Il bello di Creepshow è che sembra un prodotto fuori dal tempo, divertente ma anche per nostalgici. Da “collezionisti”. Eppure resta un modello di riferimento prezioso, anzitutto a livello narrativo poiché è un cinefumetto meraviglioso, una commistione di linguaggi affascinante che non ha nulla da invidiare ai cinecomic moderni. Anzi, i passaggi da film a fumetto, con le immagini che si trasformano in vignette o viceversa, sono frutto di un lavoro di traduzione da medium a medium (nonché di fedeltà alla matrice originale) che ho rivisto solo molti anni dopo nel primo Sin City di Robert Rodriguez.

Esempio di perfetta traduzione mediale in Sin City.

Regala quindi una calda sensazione di nostalgia vedere Creepshow oggi, unita alla consapevolezza di quanto certe menti fossero a suo tempo precursori. È un’opera figlia di chi l’horror anzitutto lo amava e voleva omaggiarlo sempre, dietro la macchina da presa o con una penna in mano. Un tipo di passione quasi fanciullesca che è contagiosa, dal primo all’ultimo minuto. Difficile percepirla con la stessa intensità nell’horror moderno.

Buona estate kinghiana a me. E a chiunque altro abbia questa stessa tradizione.