Tenet? È andata com’è andata…

Tenet? È andata com’è andata…

27/08/2020 0 Di AndreMovie

Doveva essere il film della ripartenza per il cinema al tempo del Coronavirus e, in effetti, così è stato. Distribuito in 791 schermi, Tenet dopo il primo giorno di vita nelle sale italiane ha incassato più di 400 mila euro, con quasi 60 mila presenze. Anch’io non ho resistito al richiamo del rientro in sala e del film di Christopher Nolan: non mettevo piede in un cinema da mesi e devo dire che è stato come vivere un’esperienza nell’esperienza. Provo a raccontarvela.

Tenet, un bungee jumping nell’entropia (eh??)

Una grande occasione la si deve vivere al massimo dell’espressione, quindi via dritti in Sala Imax, spettacolo delle ore 22. 2h e 30 minuti senza interruzioni, con mascherina ben alzata a coprire naso e bocca, con l’eccezione delle pause per dissetarmi. Pensavo mi desse più fastidio, alla fine ho retto quasi senza fatica. E Tenet si è rivelato il film che mi aspettavo. Un grande spettacolo di azione in rewind e spionaggio internazionale, con una struttura in pieno stile Nolan. Forse anche troppo.

Premessa: Tenet è un film da vedere in condizioni psicofisiche più lucide e reattive possibili, perché se si approccia in stanchezza rischia di diventare più impegnativo del previsto. Ovviamente io in questo periodo alle ore 22 già sono semi-crollato sul divano, per cui non ero proprio freschissimo. E al primo dei tanti spiegoni su cosa sia questo Tenet, cosa sia l’inversione temporale, come cambi ai nostri occhi l’entropia di un oggetto, la teoria del caos, il libero arbitrio, aaaaah il mio cervello gridava TIME OUT. Ed eravamo all’incirca a mezz’ora di film.

È come se il film stesso sia consapevole della sua complessità e proprio per questo regali momenti tutorial come per dire “ehi, io ci sto provando a farmi conoscere”. Nel suo raccontarsi, però, Tenet offre anche un altro consiglio: dice “non mi capite? Pazienza. Provate a sentirmi. Guardatemi”. E così ho provato a dargli ascolto, alleggerendo occhio e mente. In tempo zero vengo “bungee jumpingato” (sì, Tenet ha inventato anche un nuovo verbo) nella rivisitazione nolaniana dei viaggi temporali. Un tema che il regista ha esplorato in più direzioni: in Memento dava lezioni di flashback; in Inception manipolava lo spazio-tempo all’interno del subconscio; in Interstellar volava nel cosmo attraversando buchi neri; qui riavvolge il tempo davanti ai suoi e ai nostri occhi, mettendoci davanti a situazioni incredibili, nel senso più letterale del termine.

Non aspettare che succeda, perché è già successo. Il trucco è scoprire come. Non proverò a raccontarvi la trama, perché sarebbe inutile. Gli elementi cardine sono essenziali: un eroe deve impedire a un miliardario russo megalomane e folle di distruggere il mondo con un’arma devastante. Quante ne abbiamo viste di storie così? Ma qui Nolan rimodella, taglia e incolla, riavvolge e manda avanti veloce. Rilegge a modo suo una tematica ricorrente del cinema sci-fi e del suo cinema, e questo senza dubbio è un gran merito. È intrattenimento colto, di alto livello, avvolgente, in cui applaudo con piacere Robert Pattinson, a suo agio in un ruolo action che sembra il warm up per il prossimo Batman.

Il problema è che è difficile fingere non sia importante essere in grado di incastrare tutti i vari pezzi di un puzzle, perché in fondo è la visione d’insieme che conta. E io Tenet, al di là del suo divertente procedere in moonwalk, ho bisogno di conoscerlo ancora meglio. Di parlarci di nuovo, capire cosa mi sono perso, trovare nuovi elementi e magari nuove chiavi di lettura. Mi chiedo solo: è tutta colpa mia e del mio cervello (che quando si parla di scienza ha molti blocchi, lo riconosco) oppure qualcosa non è andato come previsto?

Credo che Nolan in questo caso si sia un po’ perso nel suo stesso labirinto e nella frenesia che lo anima. Ha provato, furbetto qual è, a mettere le mani avanti, a dirci di goderci lo spettacolo e basta, restando basiti di fronte a John David “figlio di Denzel” Washington che combatte mentre il mondo va indietro e viceversa. Ha provato a disorientarci, a riportarci sulla strada principale e a deviarci di nuovo. In tutta onestà, per me è troppo. Mi gira la testa.

Senza dubbio parliamo di uno dei registi più importanti della sua generazione, ma anche di uno che cerca sempre di tenerti in scacco. E Tenet per me non è al livello dei Memento, The Prestige o Inception. Per impatto personale, lo avvicinò più a Dunkirk: un’imponenza tecnica fredda nell’empatia. Più in generale, trovo che dopo la trottolina di DiCaprio il cinema di Nolan si sia spostato più verso il virtuosismo tecnico perdendo l’equilibrio con il coinvolgimento emotivo. Tenet cerca di toccare corde emozionali giusto con la parentesi narrativa fra Elizabeth Debicki e Kenneth Branagh, lei moglie imprigionata nella relazione con lui, cattivone megalomane e violento. Ma mi è sembrato più un riempitivo in cui Washington prova a inserirsi come terzo elemento di un triangolo in cui l’amore non esiste, c’è solo il ruolo dell’eroe che, nel compiere la sua missione, cerca allo stesso tempo di assicurare una vita migliore alla controparte femminile. In tutta onestà, l’ho trovato un insistere un po’ inutile.

Ma forse, come da tradizione nolaniana, l’effetto cercato era quello di lasciare il pubblico con più domande che risposte. E allora, sotto questo punto di vista, i gruppetti di studio che si sono creati fuori dal cinema, ognuno a esprimere teorie e interpretazioni degne del più allucinato utente di Reddit, dimostrano che anche stavolta Re Mida ci è riuscito.