Il miglior film d’animazione agli Oscar 2021? Non dovrebbe essere Soul della Pixar…

Il miglior film d’animazione agli Oscar 2021? Non dovrebbe essere Soul della Pixar…

15/01/2021 0 Di AndreMovie

Le più belle sorprese spesso si nascono nelle piccole cose. WolfWalkers – Il popolo dei lupi, è una sorpresa e, se paragonato a Soul della Pixar su Disney+, una formichina. Ma per impatto visivo e coinvolgimento emotivo, per quanto mi riguarda vince a mani basse.

Il quadro di riferimento è già di per sé affascinante: produzione irlandese, è l’ultimo capitolo di una trilogia ispirata alla mitologia celtica. Diretta da Tomm Moore, è cominciata nel 2009 con The Secret of Kells e proseguita nel 2014 con La canzone del mare. Entrambi piccole, meravigliose gemme, impreziosite dall’artigianalità romantica del disegno a mano e, non a caso, candidate all’Oscar. WolfWalkers, disponibile su Apple Tv, è la sublimazione di questa poetica e, come i suoi predecessori, facile sia destinato almeno a un’altra nomination quest’anno.

La storia, dall’ambientazione medievale, si svolge nel 1650 e ruota intorno a un villaggio minacciato dalla presenza dei lupi nell’immenso bosco circostante. Ma come sempre il vero nemico ha sembianze ben più umane e il bosco, anziché pericoli, nasconde una magia che aspetta solo di potersi rivelare.

Il dualismo fra la cittadina di Kilkenny e la foresta al di là dei suoi cancelli è espresso con un disegno che abbonda di forme precise, geometriche e claustrofobiche da una parte, e tratti più aperti, dinamici, luminosi e colorati dall’altra. Una differenza visibile a partire dalla rappresentazione delle due ragazzine protagoniste: Robyn, giovane ribelle di città, ha un viso più appuntito e spigoloso, simbolo di un destino da confinata in casa e in preghiera; Mebh è invece un piccolo tornado tutta curve, capelli lunghissimi e con un’agilità che è metafora della libertà in cui è cresciuta. Il loro rapporto è il cuore emotivo del film, la cui profondità tematica lascia presto emergere spunti importanti come il conflitto padre-figlia, una società rigida che imprigiona le generazioni, e una natura selvaggia, libera da qualsiasi catena e per questo temuta da chi brama il controllo assoluto.

E poi ci sono i lupi, certo. Un branco unito, pronto ad attaccare ma solo se in pericolo. I loro movimenti sono simili a spirali, linee sinuose e avvolgenti che offrono uno spettacolo visivo ipnotico, figlio di una ricerca estetica da applausi. Il disegno a mano, poi, dona un impianto bidimensionale che non sa di sorpassato vicino alla tridimensionalità di oggi. Anzi, è una gioia per gli occhi, valore aggiunto di un prodotto dall’impianto narrativo semplice, genuino e davvero emozionante, che ci riporta a contatto con un’animazione a cui non siamo più abituati perché sempre più rara nel panorama contemporaneo.

Oh, in tutto questo, non dico che Soul sia brutto. Si svolge a cavallo di due mondi, terra e aldilà, o meglio un limbo dimensionale pre-paradiso. Pixar ormai sa fin troppo bene quali corde emotive toccare e regala al suo pubblico una parabola sulle seconde occasioni e i nuovi inizi. In un momento storico come questo, riconosco che un film che parla di morte e quindi soprattutto della vita sia di conforto e ispirazione. Eppure credo ci sia una retorica di fondo che non permette di arrivare forte al cuore come altri capolavori del passato. Sembra quasi che stavolta tutto sia orchestrato per far scendere la lacrimuccia, una sorta di “vincere facile” anche piuttosto arrogante, a dispetto di quella spontaneità invece essenziale per scuotere davvero, che ho ritrovato in WolfWalkers. Senza contare che il film mi è parso un cugino di Inside Out, perché l’aldilà in cui viene catapultato il protagonista ricorda molto l’inconscio della piccola Riley. Dettaglio che priva Soul di una sua identità originale e fresca.

L’appuntamento con gli Oscar è fissato al 25 aprile 2021. L’esito forse è comunque scontato, ma il mio vincitore l’ho già scelto.