Malcolm & Marie, fiumi di parole tra noi

Malcolm & Marie, fiumi di parole tra noi

07/02/2021 0 Di AndreMovie

Vi è mai capitato di fare una di quelle litigate fiume di coppia da dimenticarvi, a un certo punto, il perché della discussione? Ecco, allora prendete Malcolm & Marie. Ossia John David Washington e Zendaya (bravissimi) che si massacrano di parole per un’ora e mezza.

Lui interpreta un regista/sceneggiatore lanciatissimo, già è definito il nuovo Spike Lee. Lei un’ex attrice/modella con un passato da tossicodipendente. Rientrano dalla premiere del film d’esordio di Malcolm, un gran successo. Peccato che la serata casalinga si riveli tutt’altro che una festa distesa tra due innamorati…

Illuminato da un bianco e nero stiloso e sinuoso come la villa che fa da unico set alla storia, il film si muove in dialoghi senza sosta, che tirano in ballo i fragili meccanismi autodistruttivi di una relazione, tematiche sociali, l’ipocrisia dell’establishment cinematografico e la filosofia artistica di chi, nella e con la sua arte, cerca la verità.

È un tour de force, una discussione labirinto lunga una notte che non da’ punti di riferimento, né ai protagonisti né allo spettatore che li osserva, imprigionato e perso nei vari flussi di coscienza. C’è talmente tanta carne al fuoco che ci si chiede dove, alla fine, si voglia andare a parare: è un film che vuole spogliare, strato dopo strato, l’amore di due persone svelandone tutte le superfici, dalla più passionale a quella più masochistica? Oppure è un film che sfrutta le dinamiche di coppia per far riflettere su altro, come pregiudizi razziali o il rapporto tra opera e autore, tra stereotipi della critica e arte?

Malcolm & Marie - Zendaya e John David Washington

La risposta non è chiara e sono convinto che l’effetto sia voluto. Sam Levinson ha realizzato un dramma da camera dall’interpretazione ambigua perché vestito (o mascherato) di un esercizio di stile in apparenza più fine a se stesso che portatore di un significato preciso. Ma più si prova a decifrarlo, a guardarlo con distacco, più l’inconsistenza acquista il suo spessore grazie in primis alla natura mutevole del dialogo, che si trasforma e cambia in continuazione anche i due personaggi.

Sono le parole il motore della storia e il primo e unico veicolo di un viaggio intimo, dall’impianto teatrale che punta tutto sul minimal e sulla performance degli attori protagonisti, bravi a mostrare luci e ombre dei rispettivi alter ego: da una parte John David Washington non nasconde il maschilismo e l’ego smisurato di Malcolm e si carica come una batteria sino ad esplodere in un monologo interminabile e – onestamente – eccessivo; dall’altra Zendaya si immerge nelle profonde complessità di Marie, che proprio non riesce a smettere di rosicchiare come un topolino la serata più importante del suo compagno, che forse un minimo di elasticità e distensione in più avrebbe meritato.

Certo, non siamo di fronte a un film facile da sostenere e da afferrare, perché alla lunga sembra sfuggire al suo e al nostro controllo, proprio come una di quelle litigate che nascono da una miccia piccola per scatenare un effetto domino che a un certo punto ti fa dire “ma perché litighiamo??”. Quando succede, la maggior parte delle volte la risposta è “Non lo so più” e la sensazione è uno smarrimento generale. Qui è lo stesso. Onesto e sgradevole allo stesso tempo.

E allora ci si chiede: cos’è meglio? Un film che, nei suoi fiumi di parole, in fondo riesce a rispecchiare la sincerità di una situazione che tutti, in un modo o nell’altro, abbiamo vissuto, o un film più preciso, che conduce da un punto A a un punto B con un finale capace di definire chiaramente il cambiamento dei protagonisti? Datevi la risposta e saprete se dare una chance a Malcolm & Marie oppure passare oltre.