
Soulmates, ovvero Tinder del futuro
11/02/2021Come sarebbe la nostra vita se tra circa 15 anni da oggi un test psicologico riuscisse a dirci con precisione scientifica, inequivocabile, chi sia la nostra anima gemella? Non un semplice ideale romantico, proprio il nostro match perfetto, la metà capace di completarci in tutto e per tutto. Ci fionderemmo a prenotare il nostro turno? E se avessimo una relazione, o per di più una famiglia, riusciremmo a convivere con il dubbio che la persona al nostro fianco non sia in realtà quella giusta per noi? E quali conseguenze avrebbe il fatidico incontro? Tutte domande che ruotano nell’orbita di Soulmates, nuova serie Amazon di sei episodi antologici, ossia senza continuità narrativa.
Non sorprende che tra gli autori ci sia Will Bridges, già mente dietro il successo di Black Mirror (e Stranger Things). Anche qui navighiamo in un futuro prossimo, relativamente vicino a noi e per questo plausibilissimo. La Soul Connex è la multinazionale che è riuscita a sviluppare questo strumento diagnostico capace di individuare l’amore con la A maiuscola. Il funzionamento esatto resta avvolto nel mistero, ma tutto parte dalla creazione di un proprio profilo che poi finisce matchato con il miglior risultato possibile che, una volta trovato, ci viene comunicato tramite una notifica sul cellulare.
Insomma, pensiamoci: già adesso siamo nell’era di Tinder e di molte altre app di incontri, non è quindi così tanto fantascienza uno scenario di questo tipo, piuttosto un’evoluzione, che lavora ancor più in profondità sul profiling, i tag, i metadati e via dicendo. La cosa interessante, però, non è il progresso scientifico in sé, bensì la nostra reazione a questo enorme cambiamento nell’approccio con l’altro.

Soulmates riesce a farci venire il dubbio che quel test, in fondo, vorremmo farlo tutti, almeno per toglierci il pensiero. Cosa farne, poi, del risultato è a nostra discrezione. In fondo non c’è nulla di soprannaturale, si va incontro a uno sconosciuto che, come tale, dobbiamo scoprire da zero. E qui scatta l’ennesimo interrogativo: ci prenderemmo comunque il nostro tempo per frequentarlo/la oppure, accecati dalla presunta infallibilità del test, ci butteremmo a occhi chiusi nella nostra nuova vita, a dispetto di tutto e tutti?
Avvertenza: non è detto che la “persona che fa per noi” porti con sé solo effetti positivi. Anzi, di perfetto c’è poco e i risvolti possono essere inquietanti: potremmo ritrovarci ricattati, derubati dei nostri dati personali, ingannati o di fronte al nostro lato più oscuro. Seppur non con la stessa diabolica intelligenza di Black Mirror, lo show affronta ciascuna di queste possibilità attraverso storie diverse, nelle quali è possibile rintracciare tutti quei dubbi che normalmente rendono sì fragili, ma così umani, i nostri rapporti.
Dovessi scegliere l’episodio più efficace di tutti prenderei il primo, con Sarah Snook (Succession) e Kingsley Ben-Adir (The OA, High Fidelity, One Night In Miami). I due interpretano una coppia che a poco a poco, proprio a causa dell’esistenza del test, vede sgretolarsi le sicurezze di un matrimonio e di una famiglia all’apparenza solidissimi. Ma è colpa del test o di un amore che negli anni è cambiato, si è soffocato, sprofondando nella routine e nell’assenza di stimoli?
Il grande dilemma è come gestire i momenti in cui le nostre certezze vengono messe in discussione. La cosa più romantica di tutto questo, però, rimane la forza di fondo di un vero legame. Che non è qualcosa di programmabile, tanto meno il frutto di un algoritmo.