
Invincible, i supereroi secondo il creatore di The Walking Dead
28/03/2021I supereroi ormai sono una realtà assoluta dell’intrattenimento, al cinema come in tv. Non scopro l’acqua calda, è così da anni, ma trovo interessante come sia cambiato nel tempo il modo di raccontarli. Oggi non hanno più bisogno di nascondere la propria identità o vivere nell’ombra perché sono sotto gli occhi di tutti e il presente ne ha accettato l’esistenza. I poli sono sempre due, Marvel e DC (Disney e Warner), ma c’è un altro palcoscenico, quello di Amazon, che ha una sua variante sull’argomento. Una linea più sporca, violenta, che spoglia l’eroismo per smascherarne il marcio strisciante. The Boys è ovviamente la punta di diamante, ma ora c’è una nuova serie degna di attenzione. Si chiama Invincible ed è tratta da un fumetto di Robert Kirkman, il creatore dell’impero The Walking Dead. Ah, dettaglio non irrilevante, è una serie animata.
Kirkman partorisce Invincible quando ha 23 anni e solo adesso che ha scollinato i 40 lo adatta in una serie tv. Un ponte determinante perché in mezzo c’è l’esperienza del “discreto” successo zombie e, si sa, esperienza e successo portano maturità e una certa credibilità creativa che ti garantisce il controllo pressoché totale sulle tue produzioni. Kirkman ha quindi richiamato al suo fianco il co-creatore del fumetto originale Cory Walker e lavorato con Amazon per lanciare l’adattamento. Dalla piattaforma non ha ricevuto alcuna imposizione particolare e il risultato è un prodotto animato di 45 minuti a episodio. Su Prime Video, al momento in cui scrivo, sono disponibili i primi tre, ma la cadenza è settimanale, ossia una puntata ogni sette giorni.
Questo tipo di formato è significativo, sia in termini di durata, atipica per una serie animata che di solito non supera i 20-22 minuti, sia per la programmazione vecchio stile, che a quanto pare sta riprendendo piede. È la stessa, infatti, adottata da Marvel per le sue serie più recenti su Disney+, senza dimenticare il già citato The Boys (o Snowpiercer su Netflix, The Stand su Starz, i titoli non mancano). Non mi sorprenderebbe se la fruizione weekly ritornasse prepotentemente in auge nell’epoca vorace del binge watching. Su questo Kirkman ha le idee chiare, come ha spiegato in un’intervista di presentazione della serie:
Io credo davvero che si debba avere il tempo di digerire gli episodi, dare al pubblico la possibilità di confrontarsi su quanto visto. È qualcosa che abbiamo perso con il binging perché ora le conversazioni si riducono a “Dove sei arrivato, quinto episodio? Io sono al quarto, parliamone dopo”.
Di cosa parla, allora, Invincible? È la storia di Mark, un diciassettenne figlio di un supereore alieno, Omniman, che una volta arrivato sulla Terra si è innamorato di una comune mortale e ha messo su famiglia. Mark è consapevole che prima o poi svilupperà i poteri del padre, che guarda caso si manifestano in un periodo come l’adolescenza, l’età di transizione più profonda. Fin qui tutto già visto? Caaalmi…
Sin dai primi episodi la struttura è chiara: ci muoviamo in un contesto che ha una sua precisa identità, per messa in scena e linguaggio. Da un lato c’è sincerità nell’esplorare le inquietudini di un ragazzo che sta cambiando, dall’altra il supereroismo si basa sull’iconografia classica del genere che viene però reinterpretata con grande realismo e concretezza, uniti a una violenza forte, molto grafica e vicina allo splatter più gustoso, che, oltre a The Boys, mi riporta ai gloriosi momenti di Ken Shiro.
Certo, teste che esplodono o sangue a fiotti non è uno spettacolo per gli occhi di tutti, e Invincible non ha lo stile provocante di The Boys, ma allo stesso modo parte da un approccio di base che intende eliminare la parte più edulcorata e fantastica della tradizione per restare fedele al suo mondo di riferimento, un mondo in cui i supereroi, come accennato all’inizio, sono la quotidianità e la loro esistenza ha conseguenze pesanti sul mondo circostante (e su loro stessi). Sia chiaro, non sto dicendo che i toni della serie siano tanto seri quanto deprimenti, anzi, lo humor c’è ed è usato con intelligenza. Semplicemente, non si può pensare a un’invasione aliena fatta di soli palazzi che crollano, come non si può dare per scontato che avere capacità fuori dal normale permetta di salvare tutti. Di fatto, è impossibile, a maggior ragione se si è alle prime armi come Mark, che non ha ancora piena consapevolezza di sé.
Non voglio svelare molto altro sulla trama, vi basti sapere che la storia è avvincente quanto basta per invitare a proseguire e saperne sempre di più sul mistero al centro di tutto. I 45 minuti a puntata non sono per nulla eccessivi, anzi volano senza accorgersene. Il cast di doppiatori originali poi è di quelli fighi perché include, tra gli altri, J.K. Simmons, Steven Yeun, Jon Hamm, Ezra Miller, Mahershala Ali… In tutto questo preciso che per me Invincible è una novità assoluta, non conoscevo il fumetto (che recupererò) e me lo sono semplicemente ritrovato tra i contenuti in evidenza di Prime Video. Bella scoperta.
Senza il timore di esprimere un giudizio affrettato, sono convinto che tutto questo sia un altro punto a favore per gli Amazon Studios, che si dimostrano una volta di più un partner ideale per gli autori, ben contenti di esprimersi in un territorio senza restrizioni e che ha il coraggio di puntare sull’onestà del prodotto originale prima di tutto, applicato al proprio pubblico di riferimento. È vero che logiche e interessi in ballo fra streaming e grande schermo sono diversi, ma è un atteggiamento che le Major si dimenticano troppo spesso quando si parla di blockbuster e i risultati sullo schermo, poi, sono evidenti.