Oppenheimer, Nolan e il peso della Storia

Oppenheimer, Nolan e il peso della Storia

06/09/2023 0 Di AndreMovie

Che Christopher Nolan sia un peso massimo della storia moderna del cinema, non lo scopriamo oggi. Se Steven Spielberg con Lo Squalo ha dato vita al bockbuster (estivo, ma non solo) quale prodotto cinematografico di massa, Nolan è stato capace di portare il cinema d’intrattenimento su un altro livello, lavorando con mano autoriale l’espressione più moderna che un film possa avere. Conoscenza unita alla migliore tecnologia: è ciò che fa di lui un architetto abile, intelligente, con una padronanza della materia inappuntabile, oltre che invidiabile. Negli anni ha costruito un linguaggio fatto di elementi cardine, fra cui una grammatica narrativa mai lineare e virtuosismi da meraviglia.

Oppenheimer, ultima attesissima fatica, non sfugge al metodo: parliamo di un film importante, da vedere per mille ragioni, con più di un momento da ricordare. Nolan srotola la storia del “padre della bomba” senza abbandonare i suoi amati salti temporali. La narrazione è infatti alternata su due linee distinte, anche nei colori: quella del fisico e quella, in bianco e nero, collegata a Lewis Strauss, presidente della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti interpretato da un Robert Downey Jr. in versione “villain”.

Il segmento temporale che comprende la formazione universitaria di Oppenheimer (con brevi accenni di delirio stile A Beautiful Mind) sino agli anni del progetto Manhattan si sviluppa in modo piuttosto didascalico, in quanto non viene raccontato nulla che non ci sia sui libri. Tante menti geniali riunite in un unico campo base nel deserto, con l’obiettivo di creare un’arma di distruzione di massa prima dei nazisti. Il Trinity Test è il climax di questa prima linea narrativa, con la tensione che cresce man mano che il conto alla rovescia si azzera, prima che l’onda d’urto dell’esplosione ci investa. Da brividi. Ma il making of della bomba non è la parte più interessante. E’ il dopo, che si concentra sul peso delle conseguenze.

Scienza e umanità. Sete di conoscenza e megalomania contrapposte al senso morale dell’animo umano. Il cuore emotivo del film è tutto qui. E batte nelle nevrosi di Oppenheimer, nell’assurdità dell’inchiesta che lo distrugge, nel suo senso di colpa sminuito e spazzato via dall’allora Presidente degli Stati Uniti Harry Truman, un Gary Oldman gigantesco in 5 minuti da Oscar che ben sottolineano tutte le profonde contraddizioni della Storia (quella vera).

Se Cillian Murphy è perfetto e in forte odore di statuetta nei panni di un protagonista ambiguo, geniale quanto discutibile, Emily Blunt non è da meno nell’interpretazione della moglie Kitty, anche lei un personaggio complesso ma tenuto quasi nell’angolo in tutta la parte centrale, salvo poi emergere nel corso della fase dell’inchiesta che colpisce il marito. Una figura femminile forte, tradita ma sempre in piedi.

Nolan ci conduce in una rete di coscienze, di scelte e di uomini che hanno inesorabilmente varcato un punto di non ritorno. Simbolo, in questo senso, l’ultima, bellissima scena con Oppenheimer e Einstein: due intelligenze fuori dal comune che, in un momento quasi epifanico, prendono atto della direzione verso cui sta andando (hanno spinto) il mondo.

La carica drammatica resta addosso, sin dopo i titoli di coda. Ma lungo le tre ore di durata, ho anche avuto la sensazione che si potesse scavare di più nella complessità psicologica dei labirinti morali in cui si muovono situazioni e personaggi. A tratti ho ritrovato quella freddezza formale percepita, per esempio, con Tenet o Dunkirk e questo perché il cinema di Nolan ha tutto il diritto di piacere e piacersi, ma a volte pecca un po’ di vanità e sembra preferire la pulizia strutturale a un’emozione più disordinata ma di pancia. Per capirci, avevo trovato più completo in questo senso il documentario To End All War: Oppenheimer & The Atomic Bomb. Vederlo prima del film si è rivelata una mossa azzeccata, perché mi ha dato quel background storico e umano molto utile per avere un quadro più ampio di situazione e soggetti coinvolti. In più, il doc funziona nel tracciare un ritratto di Oppenheimer da cui emerge molto di più la scissione, quasi, fra scienziato e uomo. Fra tutte le sfaccettature che lo dominavano, forse comuni solo a geni come lui. Il film non riesce a fare lo stesso anche perché lo stesso Nolan non sembra curioso a sufficienza per scavare davvero a fondo nell’animo del suo protagonista.

Un’ultima considerazione: il Cinema, nel suo infinito potere, non sempre riesce ad andare oltre la Storia. E la storia raccontata in questo film ha un peso inimmaginabile, anche per chi è un maestro nel plasmare l’immaginazione come vuole.